La stecca prealpina - Giorno n.49

Tutti più o meno abbiamo percorso almeno una volta quel passo caratterizzato da stretti e ripidi tornanti. Oggi ci sono le lunghe attese ai semafori ma in passato si strombettava vigorosamente prima di accedere alle buie gallerie, quando ci si dava la precedenza ad orecchio. Il Passo San Boldo per generazioni ha costituito una formidabile via di comunicazione tra Belluno e Treviso, mentre oggi è utilizzato in minima parte vista la comodità dell’autostrada, per la gioia dei genitori non più costretti alle soste forzate a bordo strada per far prendere aria ai propri pargoletti nauseati dalle curve. Interminabili le vicende storiche e le curiosità, leggende, romitori, torri di vedetta, acque magiche, c’è proprio tutto quel che serve per portare l’immaginazione a spasso nel tempo. Ma la cosa più strana è la confusione che si è generata dietro al termine “Boldo”, ancora oggi oggetto di accesi dibattiti. Si sa che in documenti databili al XIII secolo viene riportata la dizione di San Boldo, termine diffuso nella parlata locale, successivamente cambiato in Sant’Ippolito, pensando a “Boldo” come storpiatura dialettale, ed è a tale santo che fu dedicata la settecentesca chiesetta posta sulla sommità del passo. Più tardi alcuni atti riportano la dizione di Sant’Ubaldo, riconducibile forse alla presenza di questo santo in un dipinto ordinato per tale chiesetta. Vista la confusione creatasi, il 18 novembre 1960 un’ordinanza del vescovo di Vittorio Veneto Albino Luciani, futuro Papa Giovanni Paolo I, decretò che il santo protettore del passo doveva essere Ippolito, da ricordare il 13 agosto. Ma questa decisione divide ancora oggi gli studiosi. Luigi Alpago Novello la riconduce ad Ippolito, Giovan Battista Pellegrini sostiene la derivazione da Ubaldo, altri coinvolgono addirittura San Leopoldo. Interessante l’ipotesi avanzata dallo storico Giovanni Tomasi secondo il quale si evidenzia l’esistenza di un San Boldo realmente esistito e venerato in Francia. Il nome del santo potrebbe essere stato importato dai Franchi dopo la guerra contro i Longobardi, un evento che ha lasciato tracce toponomastiche nella zona. Non si può escludere quindi che la denominazione San Boldo, da sempre usata dalle popolazioni locali, sia proprio quella corretta. Che caos in quel minuscolo valico.

#lasteccaprealpina #iorestoacasa