La stecca prealpina - Giorno n.9

Quando tornerete a passeggiare sui ripidi pendii meridionali del Col Visentin, buttate lo sguardo per un attimo sulla Val Lapisina sottostante. Noterete come i vari laghi si concatenino tra loro come fossero grandi pozze d’acqua disposte su livelli altimetrici via via decrescenti, l’ideale per uno scenario di produzione idroelettrica. Ecco quindi nascere agli inizi del Novecento il sistema Piave – Santa Croce, che riceve le acque dal Piave a Soverzene e le porta con un canale artificiale al Lago di Santa Croce. Da qui scendono alla centrale di Fadalto, la cui prima versione è del 1914. Le acque di scarico confluiscono poi nel successivo Lago Morto che a sua volta muove l’impianto di Nove. Infine il Lago del Restello, creato artificialmente mediante la costruzione di una diga di ridotte dimensioni, alimenta la più piccola delle centrali, quella di San Floriano, le cui acque di scarico confluiscono prima nel Lago di Negrisiola e successivamente attraversano la Costa di Serravalle in galleria. A valle vengono alimentati alcuni impianti minori ed una parte delle acque confluisce nel Livenza, mentre la restante viene riconsegnata al corso del Piave mediante il canale Castelletto – Nervesa. Alcuni vecchi impianti presentano un’architettura spettacolare ed offrono al visitatore un bell’esempio di archeologia industriale. Il più bello di tutti è sicuramente quello di Nove, costruito dalla S.A.D.E. tra il 1921 ed il 1924. L’edificio, chiuso al pubblico, all’esterno presenta un aspetto monumentale, mentre gli interni sono riccamente decorati con marmi, affreschi, vetri di murano (vedi foto).

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