La stecca prealpina - Giorno n.21

Mi sono sempre chiesto quali fossero le origini delle casere che incontriamo, spesso abbandonate, tra i boschi. Mi fermo spesso a contemplarle, a volte risuona nella mia immaginazione il brusio delle persone che le hanno abitate. Dalle parti di Montaner, a un tiro di schioppo dal confine friulano, ve ne è una di veramente speciale, Casera Gnesìna, così chiamata dal soprannome degli storici proprietari De Martin. Perché è così particolare? Fu la base operativa di alcune formazioni partigiane durante il periodo della Resistenza, che proprio a Montaner e nei paesi vicini venne vissuto intensamente. Da questa dimora il comandante Pagnoca impartiva gli ordini e preparava le incursioni sul Cansiglio. Pagnoca, un personaggio incredibile, ancor oggi ben ricordato tra gli abitanti di Montaner, si chiamava in realtà Giovan Battista Bitto ed era nato nel 1919. Divenne comandante del gruppo brigate Vittorio Veneto e vicecomandante della Divisione Nino Nannetti. Coordinò la prima salita in Cansiglio da parte di un gruppo di giovani partigiani che diedero il via alla Resistenza sull’altopiano e nel Vittoriese. Uomo di grande carisma, astuto, coraggioso, intuì che Don Faè, il parroco del paese, stava cadendo in una trappola perpetrata dai tedeschi che volevano informazioni su di lui. Ma Pagnoca, il “Che Guevara de casa nostra”, radunò i suoi ragazzi e riuscì a salvarsi rifugiandosi al Col Alt sopra Villa di Villa, cambiando così il corso della storia. Se volete rivivere questi storici eventi, fatevi una passeggiata sul sentiero Pagnoca n.1061 che da Montaner conduce in località Lamar e quindi in vetta al Col Alt dove oggi sorge un monumento.

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