La stecca prealpina - Giorno n.38

Dalle parti di Collalto, giusto al confine con Barbisano, vi è una grotta magica, in verità un po' difficile da raggiungere visto che si trova seminascosta dalla vegetazione in un profondo anfratto. È il Bus de le Fave, dove si è sempre raccontato che dall’oscurità uscissero strane lucette svolazzanti dalle sembianze di fate, le fave appunto. Un luogo che solo a nominarlo incuteva paura «da quel bus i ha vist vegner fora le fave, le te imbarluma e le te insemenisse che te perde la strada par tornar a casa». Viene da sorridere oggi, eppure anticamente queste leggende erano assai diffuse non solo a Collalto, ma anche a Refrontolo, al Col della Tombola, sul Montello e sul Vicentino. La presenza di spiriti o figure mitologiche si collega a luoghi in cui, in realtà, esistono determinati fenomeni fisici come correnti d'aria, rimbombi dovuti a crolli oppure allo stesso scorrere dell'acqua sotterraneo che nel corso dei secoli hanno originato paure e conseguentemente leggende popolari, come al Fontanon di Stramare che durante le piene si dice emettesse cucchiai, canne di fucile, campane da vacche. Le fave di Collalto sono simili ad altre figure fatate, le anguane, strane creature femminili affini alle ninfe dell’antica mitologia, altre volte rappresentate da donne il cui corpo è per metà un rettile o un pesce come la sirena. Ne ritroviamo un esempio poco distante, alle Volpère di Falzè di Piave. In tutti questi casi, oltre alla figura della donna, c’è sempre la presenza dell’acqua e spesso del lavaggio dei panni. Le anguane, e quindi le fave, vigilavano come guardiane sul bucato degli indumenti di bimbi e anziani, rappresentando metaforicamente la sorveglianza sulla vita e sulla morte. E al Bus de le Fave c’è infatti il Fontanel da cui sgorga acqua purissima che invita a lavare i panni, ma evitate di farlo, non sia mai che perdiate la strada per il ritorno.

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