Una serata dedicata al Grappa e alla memoria: “La Mulattiera del Merlo” di Eugenio Campana

«Questa sera voglio ricordare mio cognato, che in un giorno si faceva due volte la salita del Merlo con due slitte di legno sulle spalle, garantendosi il doppio approvvigionamento di legname dal Col Marcioro fino al fondovalle. Classe 1922, è stato per me un simbolo delle fatiche di queste terre». Con queste parole, Eugenio Campana, visibilmente commosso, ha aperto la presentazione del suo libro “La Mulattiera del Merlo”, dedicato alla storia della ripida mulattiera che collega Merlo al Col Moschin. Ha poi aggiunto: «In tanti anni che vivo a San Nazario, mi sento ancora e sarò sempre un “merloto”». Parole che sottolineano come, nella Valbrenta, anche poche manciate di case possano separare culture, storie e identità. La serata, introdotta con grande maestria dalla figlia dell’autore di fronte ad una sala strapiena, si è trasformata in un momento di condivisione sui vecchi toponimi, sulle antiche tradizioni e sulla vita di un tempo, al centro di interventi spontanei e commossi. Parroci, amministratori, amici e compaesani hanno preso la parola, rendendo omaggio a Campana, figura amata e rispettata perché è il custode di quella comunità. Io stesso sono onorato di essere stato menzionato per il mio lavoro sui sentieri del Grappa e di aver potuto commentare pubblicamente l’autore e ciò che ha fatto per il mio lavoro, ricordando anche altri studiosi che mi hanno guidato nelle ricerche sulle Prealpi Venete. Questa piccola comunità, che negli anni ho imparato a conoscere camminando lungo i suoi sentieri, mi aveva già colpito per la sua ricchezza storica. Questa sera ne ho avuto la conferma: è una comunità viva, radicata nelle sue tradizioni, in una valle dove tutto sembra “correre come un fiume in piena”, ma che, appena sopra la ferrovia (come ha sottolineato l’autore), conserva e racconta orgogliosamente uno spaccato autentico della sua storia secolare.