La stecca prealpina - Giorno n.12

Le colonne annodate mi hanno sempre incuriosito. Appaiono raramente in chiese e abbazie di alcune città d’Italia e bisogna aguzzare la vista per distinguerle perché sono inserite causalmente negli elementi architettonici. Ve ne sono a Trento, a Como, ad Arezzo, a Lucca, a Venezia, a Piacenza, a Chiaravalle Milanese e in qualche caso anche in altri paesi europei. Noi siamo fortunati perché ne abbiamo due splendidi esempi tra le colline della Pedemontana, precisamente nei chiostri delle abbazie di Follina e Vidor. Ma che cosa sono? Le colonne annodate, dette anche colonne ofitiche (dal greco òphis, serpente), sono probabilmente opera dei Maestri Comacini, abilissimi artigiani chiamati ad erigere chiese e monasteri in tutta Europa fin dall’epoca longobarda. La loro conoscenza della lavorazione della pietra veniva tramandata oralmente da una generazione all’altra e l'origine di questa corporazione, dotata di un proprio statuto e di una specifica gerarchia, risale ai Romani. Gli studiosi non hanno ancora compreso del tutto il significato di tali simboli. In chiave cristiana potrebbe far riferimento alla doppia natura umana e divina di Cristo, nonché del Padre e del Figlio uniti dallo Spirito Santo. Un’altra ipotesi le vede associate ai Templari, che con i Maestri Comacini furono in stretto contatto. Secondo questa teoria, la chiave di lettura sarebbe di tipo esoterico. Non a caso spesso le colonne annodate appaiono in luoghi dove sono presenti misteri e antichi segreti.

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