Gli ometti di pietra: umili guide nei nostri sentieri
Si parla spesso di sentieri, vette, rifugi, ma raramente rendiamo omaggio a qualcosa che passa inosservato: gli ometti di pietra. Non sono semplicemente cumuli di sassi, ma veri e propri fari per l'escursionista, essenziali in caso di neve o quando i segnavia sono assenti. Ci fanno tirare un sospiro di sollievo quando li incontriamo dopo aver perso il sentiero! Sono frequenti in alta montagna, dove i ghiaioni offrono la materia prima per crearli, molto meno nelle Prealpi. Ne ho visti di tante forme e dimensioni e mai mi è capitato di incontrare chi li crea mentre accatasta i sassolini, impilandoli con cura. Chissà chi sono gli autori di queste piccole opere anonime! Da non confondere con i cumuli di spietramento, o masiere, che punteggiano i pascoli di alta quota, gli ometti di pietra meritano il loro posto nella memoria di ogni escursionista. Tra tutti, il podio spetta senza dubbio al “Pindol” del Monte Agnellezze, vicino alla Forcella Zoppei - Col Visentin. Realizzato negli anni Cinquanta da Benito Segat di Castion, è alto 4 metri ed è una vera opera d’arte con tanto di scaletta elicoidale. Lo vedete in foto, insieme ad alcuni altri piccoli esemplari che ho colto qua e là nei miei archivi.
E voi? Avete mai fotografato un ometto di pietra che vi ha colpito particolarmente? Raccontatelo!