San Ubaldo va in pensione

Avrete letto in questi giorni che è stata rimossa definitivamente la dicitura “Ubaldo” sui cartelli stradali a proposito dello storico Passo San Boldo. L’origine di questo toponimo, tra i più discussi del Veneto, è controverso.

Riprendendo un testo che avevo scritto un paio d’anni fa, è certo che in documenti databili al XIII secolo viene riportata la dizione di San Boldo, termine diffuso nella parlata locale, successivamente italianizzato in Sant’Ippolito, pensando a “Boldo” come storpiatura dialettale, ed è a tale santo che fu dedicata la settecentesca chiesetta posta sulla sommità del passo nei pressi del ristorante La Muda. Più tardi, alcuni atti riportano la dizione di Sant’Ubaldo, riconducibile forse alla presenza di questo santo nel dipinto ordinato per tale chiesetta. Vista la confusione creatasi, il 18 novembre 1960 un’ordinanza del vescovo di Vittorio Veneto Albino Luciani, futuro Papa Giovanni Paolo I, decretò che il santo protettore del passo doveva essere Ippolito, da ricordare il 13 agosto. Ma questa decisione divide ancora oggi gli studiosi. Luigi Alpago Novello la riconduce ad Ippolito, Giovan Battista Pellegrini sostiene la derivazione da Ubaldo, altri coinvolgono addirittura San Leopoldo. Interessante l’ipotesi avanzata dallo storico Giovanni Tomasi secondo il quale si evidenzia l’esistenza di un San Boldo realmente esistito e venerato in Francia. Il nome del santo potrebbe essere stato importato dai Franchi dopo la guerra contro i Longobardi, un evento che ha lasciato tracce toponomastiche nella zona come conferma il vicino “Cagador di Orlando” che si rifà al leggendario paladino d’oltralpe. Non si può escludere quindi che la denominazione San Boldo, da sempre usata dalle popolazioni locali, sia proprio quella corretta. Ben hanno fatto, quindi, a rimuovere la vecchia dicitura “San Ubaldo” sui cartelli stradali.