Siete mai stati a Prà Strigor?
Troppo facile dire che a Prà Strigor il tempo si è fermato. Scontato, banale, didascalico. Qui il tempo proprio non è passato, a Prà Strigor tutto è rimasto come una foto in bianco e nero. Ci si va solo se si conoscono questi luoghi a picco su Marziai, non ci si arriva per caso. Da lassù si tiene d’occhio il Canal del Piave, che ha visto passare di tutto, dai mercanti agli eserciti, fino ai moderni e frettolosi commercianti. Il Tomatico lo si vede in tutta la sua bellezza, con i prati di Pradalon e le stalle di Paoda che paiono farsi gara tra loro. Borgo Croci dall’altra sponda se la tira perché sa di contare sul sole che qui d’inverno tradisce. E poi c’è il Col de Tucche e il Miesna, quella montagna mocciosa che ne ha combinate di tutti i colori a scaricar sassi e ghiaia sul Piave quindicimila anni fa fino a sbarrarlo per creare un lago così grande che è arrivato fin su a Sedico. A Prà Strigor ci si va come in pellegrinaggio col pensiero rivolto ai veci, quanta fatica hanno fatto, provate a salirci almeno una volta e lo capirete. Prima era Prà Strigor, poi Prastrigor, adesso lo chiamano Prastigor. Tagliano i nomi, da queste parti, ma non cancellano quel nobile passato di fiera povertà.